La moda è una forza importante per la nostra economia. Lo sappiamo bene nel nostro territorio, dove l’industria del tessile e delle confezioni gioca un ruolo di primo piano, ma è minacciata, fra le altre cose, da chi produce al ribasso, senza rispetto per i diritti e la salute dei lavoratori.
[Per approfindire: La moda low cost è sostenibile? | Rivista Studio]
Il 24 Aprile 2013, 1133 persone sono morte e molte altre sono state ferite quando il complesso produttivo di Rana Plaza, a Dhaka, in Bangldesh, è crollato.
Fashion Revolution è l’iniziativa nata per dire basta. E il Fashion Revolution Day, che si tiene ogni anno proprio il 24 aprile, è il momento culminante di una “settimana della moda” alternativa, creata per riflettere su ciò che indossiamo.
Partecipare è semplice. Basta indossare un capo di abbigliamo al contrario, in modo che si veda l’etichetta. Poi basta uno smartphone: fatto lo scatto si socializza con l’hashtag #WhoMadeMyClothes su facebook, twitter o instagram ricordandosi di taggare i grandi marchi della moda.
Dalla pagina italiana di Fashion Revolution:
Crediamo in un’industria della moda che rispetti le persone, l’ambiente, la creatività e il profitto in eguale misura. Insieme, useremo il potere dell’industria della moda per catalizzare il cambiamento e ridare dignità alla catena di produzione.
“Fashion Revolution Day vuole essere il primo passo per la presa di coscienza di ciò che significa acquistare un capo d’abbigliamento, verso un futuro più etico e sostenibile per l’industria della moda, nel rispetto delle persone e dell’ambiente – commenta Marina Spadafora, direttrice creativa di Auteurs du Monde, la linea di moda etica di Altromercato, e coordinatrice del Fashion Revolution Day in Italia. –Scegliere cosa acquistiamo può creare il mondo che vogliamo: ognuno di noi ha il potere di cambiare le cose per il meglio e ogni momento è buono per iniziare a farlo”.
Unisciti a noi il 24 Aprile 2016, indossa un indumento al contrario, scatta una foto e postala sui social chiedendo ai brand “Chi ha fatto i miei vestiti?”
Il maestro Bernardo Bertolucci, il creativo Elio Fiorucci, il musicista Saturnino Celani, l’artista/attice Domiziana Giordano, l’attore e regista Giampiero Judica, il tenore Noah Stewart, il filmmaker Jordan Stone: sono alcuni dei personaggi che, facendosi ritrarre con gli abiti al contrario, aderiscono al Fashion Revolution Day 2015.
#WhoMadeMyClothes #FashRev
Incuriosisciti, scopri di più, fai qualcosa.
Carry Somers, Fashion Revolution co-fondatrice : “Quando tutto nell’industria della moda è focalizzato sul profitto, i diritti umani, l’ambiente e i diritti dei lavoratori vengono persi. Questo deve finire, abbiamo deciso di mobilitare le persone in tutto il mondo per farsi delle domande. Scopri. Fai qualcosa. L’acquisto è l’ultimo click nel lungo viaggio che coinvolge migliaia di persone: la forza lavoro invisibile dietro ai vestiti che indossiamo. Non sappiamo più chi sono le persone che fanno i nostri vestiti, quindi è facile far finta di non vedere e come risultato milioni di persone stanno soffrendo, perfino morendo.”
Orsola de Castro, co-fondatrice: ” Fashion Revolution verte sul costruire un futuro nel quale incidenti del genere non succedano mai più. Noi crediamo che conoscere chi fa i nostri vestiti sia il primo passo per trasformare l’industria della moda. Sapere chi fa i nostri vestiti richiede trasparenza, e questo implica apertura, onestà, comunicazione e responsabilità. Riconnettere i legami rotti e celebrare la relazione tra clienti e le persone che producono i nostri vestiti, scarpe, accessori e gioielli – tutto quello che chiamiamo fashion.”