“Crescita, sviluppo e progresso sociale. È il PIL misura di tutto?”. Questo uno dei temi di italiano con cui i maturandi del 2016, pochi giorni fa, potevano scegliere di confrontarsi. E sono sempre più cittadini pensano di no: i numeri del deficit, del reddito pro capite del prodotto interno lordo non bastano a dare conto delle politiche economiche di un governo. Per questo l’Italia, dall’anno prossimo, avrà un nuovo indicatore economico: il BES, Benessere equo e sostenibile.
Il BES è un indicatore delle principali dimensioni sociali e ambientali del benessere, e di quelle della diseguaglianza e della sostenibilità economica, sociale e ambientale di un Paese. Per costruire il Bes l’Istat usa i dati sulla salute, l’istruzione e la formazione, il lavoro e la conciliazione dei tempi di vita, la parità di genere, la sicurezza, il benessere soggettivo, il paesaggio e i beni culturali, l’ambiente, la ricerca e la qualità dei servizi.
Saranno considerati i dati dell’ultimo triennio e saranno evidenziate le previsioni sulla loro evoluzione.
Secondo quanto approvato ieri a Montecitorio, all’interno di una più ampia riforma di legge del bilancio dello Stato, entro il 15 febbraio di ogni anno le Camere dovranno votare una risoluzione che valuta gli effetti delle politiche governative sul Bes, ovvero l’impatto che le politiche fiscali ed economiche adottate avranno su ambiente, questioni di parità di genere, asili nido, trasporti, ecc.
“Una novità molto rilevante –commenta Edoardo Patriarca, parlamentare e presidente del Centro Nazionale per il Volontariato– che introduce e riconosce il Bes nel cuore degli strumenti economico-finanziari dello Stato”. Patriarca, che ha fatto parte del Comitato Scientifico che ha prodotto gli indicatori portati in Italia dall’allora presidente Istat Enrico Giovannini, sottolinea “quanto sia fondamentale in questa fase storica affiancare agli indicatori incentrati sul reddito, come il Pil, nuovi strumenti più adeguati alla lettura della realtà”. “Tali strumenti -prosegue Patriarca- sono utili per orientare le politiche pubbliche verso scelte più eque e sostenibili”.