Nei giorno scorsi è avvenuta una donazione a cuore fermo di reni, polmoni (uno dei pochi casi in Italia) e i tessuti. Il paziente era deceduto a seguito di un arresto cardiaco.
Questo tipo di donazione differisce da quella classica, praticata a cuore battente su un donatore per il quale è stata constatata la morte cerebrale. La donazione a cuore fermo, infatti, riguarda donatori colpiti da arresto cardiaco irreversibile, i cui organi però possono essere altrettanto preziosi per chi è in attesa di un trapianto, purché trattati nel modo adeguato. L’Ospedale di Circolo di Varese si conferma all’avanguardia nelle tecniche per il prelievo di organi e tessuti destinati al trapianto.
E in questo fondamentale è il ruolo del rianimatore e dell’equipe della Terapia Intensiva, come sottolinea la Dott.ssa Daniela Maretti, Coordinatrice provinciale dei Prelievi di Organi e Tessuti: “Il compito che spetta a noi rianimatori è quello di accompagnare il paziente verso la donazione, preparandolo affinché il suo gesto generoso risulti efficace”
Gli organi prelevati a cuore fermo, infatti, subiscono necessariamente un periodo d’ischemia, a cui però si può porre rimedio con una metodica ormai consolidata, la perfusione normotermica regionale, che richiede però accorgimenti particolari.
In altre parole, prima del prelievo, intervengono il cardiochirurgo, il cardioanestesista e i tecnici perfusionisti che posizionano l’ECMO compartimentale, cioè un sistema di circolazione extracorporea mirato a preservare e mantenere idonei al trapianto gli organi addominali.
In particolare, i reni, dopo il prelievo, sono stati perfusi, cioè irrorati di sangue e quindi mantenuti vitali, durante il trasporto in due diversi ospedali in cui sono stati trapiantati con successo.
Proprio la perfusione durante il trasporto degli organi rappresenta una novità. Il Centro trapianti dell’Ospedale di Varese, infatti, è stato tra i primi in Italia a dotarsi di dispositivi di perfusione di nuova generazione facilmente trasportabili. E’ stato così possibile garantire una perfusione ipotermica degli organi prelevati sia immediata, sia durante il loro trasporto, pratica già diffusa in Spagna e Stati Uniti al posto della metodica classica ‘in ghiaccio’.
Queste tecniche sempre più all’avanguardia permettono di ridurre il divario tra organi a disposizione e pazienti che ne hanno estremo bisogno perché favoriscono la donazione a cuore fermo, che rappresenta la nuova frontiera per aumentare la disponibilità di organi.
I reni vengono prelevati dai chirurghi dell’équipe del Prof. Giulio Carcano, Direttore della Chirurgia generale d’Urgenza e dei Trapianti dell’Ospedale di Circolo di Varese. A quel punto vengono collegati alla macchina di perfusione, che li mantiene vitali fino alla sede del trapianto, indicata di volta in volta dal Nord Italia Transplant.
“Il processo di donazione d’organi è un’attività estremamente complessa che coinvolge decine di operatori, i quali devono lavorare in modo coordinato e perfettamente integrato in una rete nella quale ogni singola realtà locale deve dare il proprio contributo ad un sistema ben più ampio: interaziendale, regionale e nazionale. Solo così il valore della donazione raggiunge la massima compiutezza ed il massimo risultato possibile. – tiene a sottolineare il Prof. Carcano – È proprio in tale ottica che si è adoperata, ancora una volta, la nostra squadra, in una delle tante notti di lavoro per una donazione d’organi”.