La pratica, tutta napoletana, divenuta famosa nel mondo, che consiste nel lasciare un caffè pagato al bar per qualcuno che magari non può permetterselo. “Un modo come un altro per offrire il caffè all’umanità“, aveva scritto Luciano De Crescenzo. Il caffè sospeso è un’usanza nata a Napoli durante la seconda guerra mondiale. Per solidarietà in un momento critico della storia italiana, chi poteva pagava alla cassa il proprio caffè e ne aggiungeva un altro da lasciare in sospeso, destinato a chiunque lo chiedesse.
E non è un caso che la giornata di quest’usanza si celebri proprio nella Giornata Mondiale dei Diritti Umani, quasi come a voler dire che un caffè dovrebbe essere un piacere di tutti. La decisione di dedicare un’intera giornata alla celebrazione di questa pratica è nata nel 2010, grazie a sette festival che hanno creato la Rete del Caffé Sospeso, un’unione di associazioni che condividono questa filosofia altruista. Maurizio Del Bufalo, coordinatore del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, uno dei fondatori di questa Rete, aveva spiegato tempo fa il collegamento tra la Giornata del Caffè sospeso e quella per i Diritti Umani: “Quando alla fine della seconda guerra mondiale non c’era da mangiare, decine di persone sono riuscite a sopravvivere alla fame grazie al caffè e allo zucchero offerti da gente generosa. Il caffè per noi in questo senso è un simbolo dei diritti umani“.
Qui l’elenco dei bar che aderiscono all’iniziativa: http://www.retedelcaffesospeso.com/i-bar-e-i-locali/
Per i bar che volessero aderire info: caffesospeso@hotmail.it