Come le Bcc aiutano a mitigare l’inverno demografico con interventi diretti e concreti sul territorio

Lo ha spiegato Sergio Gatti, Direttore Generale Federcasse al convegno "Natalità e lavoro. La sfida dei territori"

“Questa è una sorta di circolo virtuoso.

Qui vediamo due macro leve fondamentali per contribuire a mitigare l’”inverno demografico”, come veniva chiamato”, ha spiegato Sergio Gatti, Direttore Generale Federcasse al convegno “Natalità e lavoro. La sfida dei territori”.

“Una è il lavoro e l’altra, strettamente connessa, è l’abitazione, la casa, l’alloggio. Per quanto riguarda il nostro microcosmo, cioè 39.000 tra colleghe e colleghi, a ciò che prevedono i nostri due contratti collettivi nazionali di lavoro, che sono diversi da quelli del resto dell’industria bancaria.

Trasformazione del risparmio in credito. Noi diamo un contributo diretto e indiretto all’occupazione, che è la macroleva dal punto di vista delle condizioni esterne al desiderio di genitorialità, ma che è molto concreta e misurabile. Nel mercato dei prestiti alla clientela imprese, quindi là dove si crea lavoro, includiamo anche gli studi professionali e le attività individuali, non solo le imprese con dipendenti.

La nostra quota di mercato è del 22% per il segmento delle imprese con meno di 20 addetti e addirittura del 23,3% per le imprese artigiane. Questo significa che la grande maggioranza delle imprese italiane, che rientrano in questa dimensione, riceve oltre un quinto, quasi un quarto del totale del credito erogato da tutte le banche italiane.

Le analisi mostrano come questa quota di mercato sia particolarmente significativa in settori ad alta intensità di lavoro, ovvero in comparti con una forte presenza di forza lavoro. Tra questi, l’agricoltura – fondamentale anche per la reputazione del Made in Italy, salvo le incognite legate ai dazi –, il settore della ristorazione e dell’ospitalità turistica, le costruzioni e le imprese artigiane. In concreto, stiamo facendo un lavoro silenzioso ma essenziale di supporto all’occupazione, che rappresenta una componente fondamentale per costruire fiducia nel futuro e, di conseguenza, per compiere scelte di genitorialità.

Abitazione. Il 95% dei finanziamenti che le nostre 216 banche in tutta Italia erogano alle famiglie cosiddette “consumatrici” sono mutui, e nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di mutui per l’acquisto della prima casa.

Negli ultimi dieci anni, la nostra quota di mercato è cresciuta, segnale di una maggiore capacità di supportare le famiglie nella loro scelta di acquistare un’abitazione. In Italia, sappiamo quanto sia radicata la cultura della proprietà della casa, che tuttavia deve oggi confrontarsi con la crisi del mercato degli affitti.

Macroleva per i nostri territori, di tipo integrativo. Molte delle nostre banche stanno promuovendo la costituzione di associazioni mutualistiche, dimostrando ancora una volta come i territori siano i veri proprietari delle banche. Ricordo che le nostre banche hanno come proprietà esclusivamente le comunità locali, ossia chi vive e lavora nei territori. Non esistono investitori esteri o soggetti fuori dall’Europa che possano determinare le scelte strategiche o l’elezione degli amministratori.

In questo contesto, molte banche hanno ritenuto di dover fare di più, e attualmente sono nate circa 60 associazioni mutualistiche che operano in vari territori. Queste associazioni si occupano principalmente di supporto alla famiglia, sia in termini organizzativi, sia per l’integrazione delle spese sanitarie e per il sostegno educativo. Si tratta di iniziative concrete, che possono essere approfondite visitando il nostro sito creditooperativo.it, dove sono raccolti alcuni dettagli e buone pratiche.

Impegno costante, che per noi rappresenta anche un vincolo statutario. Il famoso articolo 2 dello statuto detta infatti la direzione di marcia e la missione delle nostre banche di comunità, attive da ormai 141 anni. Uno degli obiettivi centrali è la diffusione della cultura del risparmio e della previdenza, perché senza risparmio è difficile pianificare il futuro, incluso quello genitoriale.

Coinvolgimento dei giovani. Da un lato, attraverso il coinvolgimento dei giovani soci, ovvero i giovani proprietari delle nostre banche; dall’altro, con interventi nelle scuole, anche grazie alla nostra Fondazione Terzo Millennio, che ha avviato con successo il programma “Finanza Epica”. Un tema sempre più cruciale è inoltre quello della previdenza. Fin dai primi statuti delle nostre casse rurali, risalenti al 1883 e agli anni successivi, esisteva l’obbligo di educare alla previdenza. Questo perché coloro che fino a quel momento non erano bancabili dovevano imparare a gestire il risparmio e a costruirsi un futuro sicuro.

Oggi, l’educazione previdenziale è più che mai indispensabile. Un’idea significativa in quest’ottica potrebbe essere che i nonni, invece di limitarsi a regali materiali come un passeggino, scelgano di avviare un piano di accumulo previdenziale per i propri nipoti.

Infine, un accenno a ciò che facciamo all’interno per i nostri 39.000 colleghi e colleghe. Nei nostri due contratti collettivi – uno per i dirigenti e uno per i quadri e le aree professionali – abbiamo introdotto elementi migliorativi rispetto alla normativa nazionale, oltre a quanto le singole banche aggiungono in autonomia.

Il nostro contratto collettivo rappresenta uno strumento concreto di innovazione, pur essendo limitato a un numero specifico di persone. Tuttavia, le singole banche aggiungono ulteriori misure a favore dei dipendenti.

In sintesi, il nostro lavoro non è qualcosa da raccontare con il petto gonfio, ma piuttosto con umiltà, come un servizio che cerchiamo di svolgere al meglio e di migliorare continuamente. Oltre alle norme, è necessario un impegno concreto dal basso”.

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