Uno dei temi caldi, purtroppo non solo di questi mesi, è la crisi economica ed occupazionale che grava su tutto il nostro territorio. I segnali della deindustrializzazione sono pesanti, il ricorso alla cassa integrazione sempre più massiccio e le grandi imprese, che hanno fatto la storia della nostra terra, rischiano davvero l’estinzione. A settembre sono stato chiamato a ragionare su questi temi, assieme a politici ed operatori economici della provincia di Milano, in un dibattito pubblico. L’occasione è stata indubbiamente utile per capire i diversi punti di vista, ma da quell’incontro sono uscito rafforzato in un’idea. E, cioè, che al di là delle singole iniziative che vengono messe in campo -e noi stiamo facendo la nostra parte, ad esempio con i mutui a tasso agevolato per gli imprenditori- si deve avere la forza di rompere gli schemi ed inseguire i sogni, dai quali spesso nascono le grandi strategie. Si deve, in altre parole, avere il coraggio e la fantasia di giocare il ruolo che il territorio si aspetta da noi. A mio avviso, il problema è proprio qui: il territorio. L’Altomilanese e il Varesotto, infatti, sono un unicum. Certo, so bene quanto la linea di demarcazione dei confini provinciali renda difficile ragionare in un’ottica di area. Ma non sono per niente convinto che un confine disegnato su una carta debba fermarci. Anche perché la frammentarietà amministrativa e la scarsa collaborazione tra municipalità, consorzi e multiutility è, come tutti noi quotidianamente sperimentiamo, un ostacolo per il sistema economico della nostra area. Un ostacolo che esiste e che purtroppo si alimenta di continuo, indipendentemente dall’appartenenza o meno alla stessa provincia. Solo con scelte coraggiose, anche legate al superamento di confini e barriere amministrative, si potrà ridare fiato al Nord Ovest – che, nei fatti, è l’unione tra l’Altomilanese e il Varesotto-, mettendo in pratica un’efficace azione di marketing territoriale e creando un movimento che sappia unire le forze nel nome di un territorio che reclama il proprio rilancio.
di Silvano Caglio