Noi e la crisi. Sono emersi, chiari, alcuni dati nella nostra assemblea del 23 maggio. Sono nero su bianco. Sono i numeri del nostro bilancio. C’è un utile, in calo -certo- ma ancora presente. E forse non è così scontato ci sia di questi tempi. Alcune banche, anche alcune Bcc, hanno chiuso in perdita il 2009. Noi segniamo ancora un più. E non è scontato, perché a settembre la crisi compirà due anni e, se non vogliamo raccontarci frottole, quelle candeline-purtroppoarriverà a spegnerle. Come non è scontato che la Bcc chiuda, in una congiuntura tanto critica, con un utile continuando a fare il proprio lavoro di banca. Una banca che presta denaro per alimentare l’economia del territorio, per stare accanto alle imprese in difficoltà e alle famiglie costrette a un supplemento di fatica per far quadrare il bilancio domestico. Questo abbiamo fatto nei quasi due anni più difficili della storia economica recente. E per questo abbiamo retto meglio di altri la crisi. Adesso, in un momento di misure correttive e di cure robuste a tutti i livelli per riguadagnare la rotta, siamo tempestati da pareri contrastanti. Chi dice: ecco la luce in fondo al tunnel. Chi ammonisce: attenti, non è ancora finita. Non è soluzione di comodo, qui, propendere per una visione più equilibrata. Se è vero che la crisi non è nello specchietto retrovisore, comunque di segnali positivi ne incontriamo lungo la strada. Ripartiamo da qui, da situazioni concrete per guardare il futuro. Non torneremo d’incanto alla situazione del 2008; le imprese non resetteranno i livelli produttivi in men che non si dica. Ma aver retto l’onda d’urto –credetemi– non è poca cosa. Non parliamo di miracoli, parliamo di risultati ottenuti con professionalità e impegno. Se la crisi ce la siamo ritrovata in casa e nulla potevamo farci, uscirne può dipendere anche da noi. La Bcc ci si è messa subito, consapevole che le brutte notizie che arrivavano dall’altra parte dell’oceano, tempo qualche mese, si sarebbero tradotte in difficoltà in casa nostra. Da qui la conferma della mission, il supporto alle imprese perché un aiuto alle aziende per mantenere attività e livelli occupazionali significa salvare un patrimonio umano e professionale di inestimabile valore. Non è il momento, oggi, di abbassare la guardia, di far calare l’attenzione. Non è il momento delle professioni di ottimismo fine a se stesso: la crisi non finisce se noi diciamo che è finita. Siamo realisti piuttosto; come la Bcc si è dimostrata anche in frangenti così difficili. Niente chiacchiere, per favore. Rimbocchiamoci le maniche. Come abbiamo sempre fatto. Il nostro modello di banca di credito cooperativo ha confermato ancora una volta, con questa crisi, la sua validità; se tutti insieme ci impegneremo per gli stessi obiettivi, i risultati –ne sono certo- verranno.
di Lidio Clementi