Un ritorno alle radici per guardare con rinnovata fiducia al territorio. Questo l’indirizzo che il presidente della Federazione lombarda delle Bcc, Alessandro Azzi, ha dato al convegno che si è svolto sabato 15 ottobre nell’aula magna dell’università Cattolica “Sacro Cuore” di Milano. Oltre settecento gli amministratori e dirigenti che hanno partecipato in rappresentanza delle 45 Banche di Credito Cooperativo che sono sparse in tutta la Lombardia; tra questi anche il presidente della nostra banca, Roberto Scazzosi, accompagnato dal vice presidente vicario Ignazio Parrinello, dal vice presidente Mauro Colombo, dai consiglieri di amministrazione Rinaldo Borsa, Giuseppe Barni, Cecilia Cardani, Danila Battaglia, Vittorio Pinciroli, Graziano Porta, Francesco Gatti, e da Giorgio Rossi del collegio sindacale oltre al direttore generale Luca Barni con i vice direttori Felice Angelo Canton (vicario) e Carlo Crugnola. Il convegno ha ripreso i temi già affrontati nell’appuntamento di un anno fa a Praga per continuare la riflessione sul ruolo della Federazione e sulle nuove sfide e le strategie del Credito Cooperativo. Il tutto, in vista del congresso annuale di Federcasse in programma il prossimo dicembre a Roma.
«Riprendiamo, idealmente e concretamente, il discorso intrapreso lo scorso anno», ha introdotto Azzi. «Per questo motivo abbiamo deciso di mantenere, anche per il Convegno di Studi 2011, la dimensione di “laboratorio”, uno spazio nel quale sviluppare insieme i temi della governance, delle politiche territoriali e delle scelte strategiche del credito cooperativo lombardo». Temi che devono essere affrontati, soprattutto in un momento come l’attuale dove «la crisi è ben lontana dall’essere conclusa», ha detto il presidente della Federazione lombarda. E le Bcc non sono state messe nelle migliori condizioni di agire. «Abbiamo assistito da una parte alle fragilità del sistema Italia, dall’altra a due manovre del Governo -in luglio e settembre- di stabilizzazione che hanno pesantemente impattato sulle nostre banche». Si è trattato per Azzi di «provvedimenti iniqui perché hanno colpito il sistema del credito cooperativo in maniera doppia, intervenendo anche sul principio di cooperazione mutualistica che è sancito dalla Costituzione». Eppure le Bcc hanno svolto un ruolo importante di contrato alla crisi. Un ruolo di «contrappeso». Ha proseguito il presidente: «Abbiamo pagato due volte, come banche e come cooperative. Alziamo allora la nostra voce perché è iniquo far pagare i costi della crisi a chi la crisi l’ha contrastata e a chi deve essere messo nelle condizioni di sostenere il rilancio. Sarebbe come dire: “correte, ma intanto vi abbiamo legato le gambe”». La situazione economica generale non è semplice. In un contesto dove le aziende hanno difficoltà a crescere «fare credito cooperativo diventa sempre più difficile. Soprattutto in un momento in cui la raccolta diretta, che è il motore del nostro lavoro, è stazionaria». La conseguenza diretta è un «calo della redditività», ha ricordato Azzi; che significa, meno disponibilità di investimento sul territorio. «L’utile è crollato e le partite anomale sono triplicate dal 2007 ad oggi», ha ricordato il direttore della Federazione lombarda delle Bcc, Pietro Galbiati. «Ripetere quest’anno i risultati del 2010 sarebbe già un ottimo traguardo».
Ma dalle difficoltà, il Credito operativo può trarne vantaggi. «È questa l’occasione per una svolta», ha richiamato il presidente. «Alcune scelte dipendono solamente da noi e su queste occorre concentrarci». Sei i punti che Azzi ha posto come passi fondamentali per guardare al futuro. Innanzitutto, un nuovo modello di sviluppo. Ovvero, «pensare ad uno sviluppo non solo su nuovi territori, ma uno sviluppo più verticale fornendo risposte non solamente alle esigenze di credito». In secondo luogo è stata richiamata la vitalizzazione del modello di business: «Deve essere ripensato e reso meno dipendente da una gestione tradizionale del danaro. Vanno intensificati la rete di relazioni, il sostegno e l’adesione di nuovi soci, in particolar modo giovani», ha detto Azzi. «Vogliamo essere conosciuti come banca delle famiglie, delle piccole imprese, del volontariato e degli enti locali». Terzo: una costante riqualificazione della governance; quarto: il rafforzamento del presidio dei rischi. «Occorre rafforzare anche l’investimento nella qualificazione del personale premiando la competenza e la coerenza». Per Azzi, questo è anche un «investimento sulla compagine sociale che diventa un investimento sulla nuova classe dirigente del credito cooperativo». Da ultimo: la piena efficacia ed efficienza della rete nell’ottica di usarne tutti i vantaggi e di ridurre gli sprechi. «Sono questi i sei nodi del cambiamento per il futuro del credito cooperativo». Ha spronato Azzi: «È il momento di agire». Le nuove “C” del credito cooperativo diventano: coerenza, competitività, conformità. «Chi ha fondato le Bcc ha voluto dare speranza. Così anche noi oggi, vogliamo incidere sullo sviluppo economico partendo dalle nostre realtà locali». Il messaggio del presidente della Federazione lombarda è stato chiaro: «Occorre ripartire dalla fiducia. Le piccole dimensioni non sono un limite se si è capaci di met – tere in moto il cambiamento». Una sfida ambiziosa ma possibile. Soprattutto perché alle Bcc è riconosciuto il ruolo centrale che hanno svolto e svolgono nel sostegno all’economia reale. E «una nuova sfida per la maturità» è stato lo slogan che Giuseppe Sopranzetti, direttore della sede regionale lombarda della Banca d’Italia, ha lanciato proprio dal convegno della Federazione delle Bcc.
«È questo il momento di dare il meglio», ha aggiunto il rappresentante di Banca d’Italia nel suo messaggio di saluto. Tre le suggestioni che ha lasciato alla platea: ripartire dai fonda – mentali, quindi «una rinnovata atten – zione al territorio e a come il territorio ci percepisce»; avere una governance dove ciascuno fa il proprio dovere e scendere in profondità nei territori. Ad impreziosire il convegno anche il saluto del “padrone di casa”, il retto – re dell’università Cattolica, Lorenzo Ornaghi e gli interventi di Alberto Quadrio Curzio, professore emerito di Economia politica alla Cattolica e pre – sidente della Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche dell’Accademia nazionale dei Lincei e Mauro Magatti preside della facoltà di Sociologia della Cattolica. Nella consapevolezza che la via d’uscita dalla crisi per le Bcc passa da un rafforzamento della rete, dalle fusioni tra istituti di credito e dal Fondo di garanzia istituzionale, un apporto deve arrivare anche dalla politica. Il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, nel suo messaggio ha richiamato ad una responsabilità più estesa. «Il sistema bancario non può correre da solo. La sua azione deve essere sinergica con una politica di sviluppo». Le Bcc non hanno mai rinunciato a fare la loro parte non venendo meno a quei valori che hanno rappresentato e rappre – sentano l’ossatura della loro azione: mutualismo, localismo e sussidiarie – tà. Ora tocca alla politica definire il quadro generale di rilancio. E se sarà un percorso capace di coinvolgere il territorio, il Credito Cooperativo sarà pronto a fare la propria parte.