Come sta il nostro territorio? Come stanno le famiglie e le aziende a oltre due anni dallo scoppio della crisi? Questa è la domanda che mi pongo quando sento ai telegiornali e leggo sui quotidiani che all’orizzonte ci sono schiarite e che il prossimo anno dovrebbe cambiare il vento. Bene, mi dico, ma adesso? Possono accontentarsi gli imprenditori della proverbiale gallina di domani? Io dico di no. Io dico che c’è ancora tanto lavoro da fare. Non credo che da una crisi di queste dimensioni si esca sedendosi in riva al fiume. L’attesa non premia chi si pone in un’ottica imprenditoriale. Non conviene, anzi è pericoloso. Bisogna riportare i nostri motori economici, le imprese appunto, a regime, se non addirittura rimetterle in moto. E allora attende soltanto chi, prima che alle aziende, pensa soltanto a se stesso. Quelle banche che stanno a guardare, che non finanziano a prescindere, perché ancora troppo rischioso. Noi, però, siamo differenti. Non lo diciamo soltanto noi. Lo ha dichiarato recentemente Giorgio Merletti, il Presidente dell’Associazione Artigiani della Provincia di Varese. In un intervento sulla necessità di credito per le realtà produttive, Merletti afferma: «Le banche di Credito Cooperativo hanno affrontato la crisi legandosi ancor più alle realtà produttive locali», ovviamente riferendosi ai vari accordi stipulati con noi. È quello che da anni non ci stanchiamo di dire ed è quello che da sempre facciamo, perché è la ragione stessa della nostra esistenza. Servire il territorio. E adesso si capisce cosa significa. Adesso che la crisi, da mesi, morde e che -spero naturalmente di sbagliarmi- potrebbe riservare ancora qualche colpo di coda. È in questo momento, nelle difficoltà, che si conosce il partner vero, chi sta dalla parte delle aziende e chi le lascia a se stesse. Non è uno slogan: ci sono dati nazionali a confortare quanto dico. Il sistema delle Bcc è quello più legato alle imprese, piccole e medie, quelle in cui si avverte con più forza la necessità dei finanziamenti. Questo normalmente, figuriamoci adesso. E la Bcc c’è. Naturalmente parliamo di imprese, quindi di chi si mette in gioco con delle risorse e un progetto che deve avere le gambe per camminare. La banca, una banca autentica come la nostra, aiuta a coltivare questa idea, finanzia un disegno, ma non può e non deve dimenticare che le risorse devono fruttare. Fruttare per l’azienda, intendo, che dall’iniezione di liquidità deve ricevere quello slancio per presidiare il mercato, per continuare a produrre lavoro e ricchezza. Soltanto a queste condizioni, soltanto in questa prospettiva una banca può e deve rispondere alle esigenze del mondo imprenditoriale. Fare credito non è fare beneficenza, cosa che la nostra banca fa, ma verso altri soggetti e con altri intenti. Decidere a chi accordare credito è un momento di responsabilità. Non soltanto perché bisogna rispondere ai soci dei finanziamenti concessi, ma per non disperdere in improbabili e disperati interventi quelle risorse che potrebbero fruttare meglio. Nel suo intervento Merletti parla di Collaboratori, Credito e Coesione, tre parole d’ordine per farcela. Collaborare con le imprese ci viene naturale, ma la cosa deve essere reciproca. La banca ascolta chi ha idee da mettere in pista. Aiutateci ad aiutarvi.
di Lidio Clementi